Il nichel è un metallo che si trova in natura nel suolo, nell’acqua, nell’aria e nella biosfera. Viene utilizzato in combinazione con altri metalli per formare leghe e per la produzione di acciaio inossidabile. Ricerche scientifiche dimostrano che il nichel ha un ruolo nel metabolismo degli ormoni, dei lipidi e contribuisce all’integrità della membrana cellulare.
Il nichel è un metallo pesante e come il mercurio, piombo, arsenico, cadmio, alluminio e stagno penetra in maniera insidiosa nel nostro organismo tramite cibi, bevande, aria atmosferica, abiti con particolare pericolosità quando si ha un’esposizione cronica a bassi dosaggi e raggiunge livelli di tossicità nell’organismo. Molti oggetti di uso quotidiano lo contengono (parti metalliche dei vestiti, bottoni e bigiotteria), ed è presente anche in detersivi, saponi e cosmetici. Questa è la principale causa di dermatite allergica da contatto nella popolazione generale. In Europa circa il 20% della popolazione è allergica al nichel: nel nostro Paese si arriva al 32,l%.
Si può diventare allergici a qualsiasi età, ma principalmente nella terza decade di vita, e si può continuare ad esserlo per molti anni, o per tutta la vita.
Forme cliniche e diagnosi
L’allergia al nichel può presentarsi in diverse forme, in particolare:
La dermatite allergica da contatto (DAC)
La sindrome di allergia sistemica al nichel (SNAS), che può avere segni e sintomi cutanei (Dermatite da contatto sistemica, o SCD) o extracutanei (gastrointestinali, respiratori e neurologici).
La presentazione clinica più conosciuta è la Dermatite Allergica da Contatto (DAC) ed è di solito facile da riconoscere: si manifesta come un eczema locale limitato a localizzazioni cutanee in stretto contatto con gli oggetti contenenti il metallo, come i lobi delle orecchie (orecchini) , polso (orologi) , collo (collane), e area sotto ombelicale (bottoni dei jeans in metallo). La dermatite da contatto di tipo eczematoso si manifesta con presenza di vescicole e con la successiva erosione e desquamazione.
Nei soggetti allergici al nichel con dermatite in atto o con orticaria, l’assunzione di alimenti contenenti nichel può aggravare la dermatite o essere responsabile dell’orticaria.
È necessario evitare assolutamente di assumere cibi in scatola non smaltata ed utilizzare pentole smaltate per cucinare, in teflon o alluminio, stoviglie di pirex o di acciaio inox 100%.
La diagnosi di dermatite allergica da contatto al nichel si ottiene con il patch test, che è un esame specifico che dimostra le reazioni locali di ipersensibilità cellulo-mediata ritardata. In pratica si riproducono la modalità di esposizione del paziente al metallo, cioè il contatto con la pelle
In questa forma clinica i provvedimenti terapeutici sono mirati ad evitare il contatto diretto con il metallo.
Sindrome da Allergia Sistemica al Nichel (SNAS)
I pazienti sensibilizzati al nichel presentano dermatiti in posizioni diverse da quelle che sono in contatto con oggetti contenenti nichel per cui si considera un’esposizione sistemica, cioè orale, transdermica, sottocutanea, endovenosa, intramuscolare o respiratoria. In una forma particolare di SNAS, l’ingestione di alimenti ricchi in nichel, provoca sintomi respiratori, gastrointestinali (vomito, diarrea, dolore addominale, meteorismo e distensione addominale, stipsi, bruciore di stomaco), o neurologici come cefalea, o aspecifici come astenia e aftosi ricorrente.
Per indagare la SNAS è necessario, dopo che l’allergologo ha accertato la sensibilizzazione con patch test:
- 1. rivolgersi ad un nutrizionista per seguire una dieta di esclusione per un periodo di uno o due mesi, valutando la risposta clinica, che deve dimostrare un significativo miglioramento;
- 2. valutare con l’allergologo i risultati di un test di tolleranza orale, che riproduce un’esposizione naturale, con capsule pre-dosate contenenti nichel, per verificare il manifestarsi dei sintomi descritti dal paziente.
La terapia dietetica rappresenta la soluzione necessaria per ridurre la sintomatologia e in genere si consiglia di eliminare il più possibile dalla dieta gli alimenti più ricchi in nichel. Successivamente, tali alimenti possono essere reintrodotti gradualmente e in quantità limitata in modo da stabilire la tollerabilità e distinguere quelli più disturbanti che variano da persona a persona. I cibi più disturbanti andranno evitati il più possibile, mentre gli altri potranno essere assunti solo in piccole quantità. La procedura diagnostica presenta alcune problematiche: la difficoltà del test di eliminazione, in quanto il nichel è un metallo ubiquitariamente presente, e non è possibile eliminarne completamente l’assunzione orale; la soggettività del miglioramento riferito dal paziente; infine, il test di provocazione orale dovrebbe essere effettuato in doppio cieco, una metodica mirata ad evitare le autosuggestioni, in cui né il medico né il paziente sanno se la compressa assunta contiene nichel o è un placebo. Nella pratica clinica il test è effettuato più frequentemente in singolo cieco, ed è quindi solo il paziente a ignorare il contenuto della compressa somministrata. Pur con tali limiti, la metodica è utile per confermare la comparsa di sintomi correlati alla assunzione di nichel, e per prescrivere una dieta a basso contenuto di nichel che abbia una utilità terapeutica
Cosa escludere dalla dieta?
Ma qual è la migliore dieta a basso contenuto di nichel? Come abbiamo visto, il nichel è presente nel suolo e nell’acqua, è assorbito dagli organismi viventi, piante e animali, ed è presente nella maggior parte dei componenti di una dieta normale. Il contenuto di nichel nei prodotti ortofrutticoli (0,5 – 5 mg/g) è in media quattro volte superiore a quello di alimenti di origine animale (carne, latticini, uova etc.).
Tuttavia, il contenuto di nichel in uno specifico cibo può variare ampiamente, a seconda del suo contenuto nel suolo (compreso tra 5 e 500 mg/g) e acqua (5-100 mg/litro) e a seconda dei tipi di terreno, e dei fertilizzanti e pesticidi utilizzati; per questo motivo i dati in letteratura che riportano il contenuto di nichel negli alimenti spesso sono contraddittori e questo rende difficile misurarne con precisione le assunzioni giornaliere tramite gli alimenti
Fonti di ingestione sono l’acqua potabile, se contaminata da nichel, in particolare la prima acqua che esce dai rubinetti di mattina, in quanto si accumula nelle tubature. Inoltre non bisogna trascurare il contributo del fumo di sigaretta, in quanto una sigaretta può contenere da 1-3 mg di nichel.
Un’analisi delle diete esistenti in letteratura evidenzia un consenso sulla necessità di evitare cacao e cioccolato, piselli, lenticchie, soia, fagioli e arachidi, crostacei, nocciole e noci, avena e grano integrale (già esclusi per chi soffre di celiachia) e alimenti in scatola. Sul pomodori ci sono pareri discordi, anche per la possibilità che, essendo un alimento acido, possano facilitare il rilascio di nichel da pentole in acciaio inox e padelle. Inoltre sono da evitare le conserve e tutti gli alimenti in scatola a causa del rischio di rilascio di nichel dal contenitore. Birra, vino (soprattutto rosso), pesci come aringhe, sgombri e tonno, pomodori crudi, cipolle e carote, mele e agrumi e le spremute sembrano potenzialmente in grado di aggravare l’eczema indipendentemente dal loro contenuto in nichel in quanto sono alimenti instamino-liberatori.
La durata della dieta è ben definita per la fase diagnostica (da uno a due mesi); la fase terapeutica dovrebbe essere continuata per almeno sei mesi, nonostante il fatto che l’allergia possa persistere tutta la vita.
È inoltre in commercio un vaccino desensibilizzante (Tionichel) che, attraverso la somministrazione di dosi crescenti di nichel, sembra in grado di ripristinare la tolleranza nei soggetti affetti da SNAS modulando la flogosi allergica, modificando il pattern di secrezione di citochine, riducendo i sintomi e il consumo di farmaci, senza dover ricorrere a restrizioni dietetiche potenzialmente dannose per la salute.
Fonte: Fabbro SK, Zirwas MJ (2014) Systemic contact dermatitis to foods: nickel, BOP, and more. Curr Allergy Asthma Rep 14: 463